CALL MY AGENT E IL MONOLOGO DI SORRENTINO GIÀ DIVENTATO UN CULT
- Details
- Redazione
La serie del momento è senza ombra di dubbio “Call my agent”, la produzione Sky rifacimento della francese “Dix Pur Cent”, che racconta le rocambolesche avventure di un gruppo di agenti cinematografici. Un remake particolarmente ben fatto, piacevole, ironico, coinvolgente. Insomma, un’ottima serie, non si discute.
Una serie, soprattutto, che ha lanciato anche quella che sta diventando una scena letteralmente cult. Arriva dalla seconda puntata, quella con protagonista il regista Premio Oscar Paolo Sorrentino (ogni puntata è incentrata su un personaggio gestito dall’agenzia, ndr). Preso da un momento di noia, desideroso di fare uno scherzo in concomitanza del 1° aprile, Sorrentino va dagli agenti e annuncia la sua idea per la terza serie del filone “The Young Pope”. L’idea, in questo caso, è “The Lady Pope”, con Ivana Spagna nel ruolo del pontefice. Gli agenti non colgono la burla del visionario regista de “La grande bellezza” e si mettono subito all’opera. In un momento di relax sulla terrazza dell’agenzia, Sorrentino si lascia andare ad un monologo che sta facendo letteralmente impazzire il web. E riguarda gli incontri trimestrali genitori figli nelle scuole, la cosa “più prossima alla morte” secondo il regista, costretto ad accompagnarvi il nipote. “Ha cominciato un genitore che suonava la batteria: ha detto io posso fare un corso pomeridiano di batteria per i bambini. C’è stata una ola dei genitori. A quel punto la moglie, che insegna Macarena, ha detto facciamo un corso di Macarena. La Macarena è importantissima, sprigiona la creatività. Applausi, giubilo, un consenso generale dei genitori”. Arriva quindi il turno di Sorrentino, ma per lui il consenso cala eccome. Soprattutto dopo la seguente frase: “i miei figli sono grandi, ma quando erano piccoli andavano a scuola e giocavano di pomeriggio per i fatti loro. E tutto sommato mi sembrano felici”. Una frase che scatena le ire di tutto il comparto genitori insegnanti. Un monologo divertente proprio per il suo essere ironico e pungente senza mai scadere nell’ovvio, ma anche un vero e proprio contenitore di verità dimenticate, come l’importanza del tempo libero dei bambini, utile anche se impiegato a fare nulla, mentre oggi è una gara a proporre sempre cose da fare per uccidere il tempo libero, non riempirlo. Il monologo termina con l’annuncio del regista di aver scritto una lettera a Dio: “Ho scritto: ‘Dio, occupati tu dell’istruzione’. Non dei figli, ma dei genitori”. Sipario.