Il modo in cui ci rapportiamo agli oggetti può darci informazioni interessanti su noi stessi, in particolare su cosa ci ostacola nel dare loro una nuova vita. Analizzando i comportamenti più comuni rispetto al possesso degli oggetti, è possibile identificare quattro principali modalità che rendono difficile la separazione da essi. Nostalgia, pigrizia, paura del cambiamento, ansia… ci riconosciamo in uno di questi profili? 

 Il nostalgico  Dominato dalla nostalgia, sguardo volto verso i tempi passati la cui rappresentazione sembra non potersi staccare da un oggetto. Il nostalgico, quindi, subisce particolarmente il potere evocativo delle cose, si affeziona e fa fatica ad abbandonarle perché crede di dover anche cancellare o rinnegare il passato e i ricordi collegati all’oggetto, che invece ha per sempre dentro di sé. 

Il procrastinatore Il procrastinatore sceglie, più o meno inconsciamente, di evitare l’azione che suscita insicurezza, paura o che pone sé stesso di fronte ai propri limiti. Il pensiero che lo frena è: “Primo o poi potrei in fondo avere bisogno di questo oggetto!” Cosa che, però, non succede mai… e se ci fosse anche una dose di pigrizia? 

Il timoroso Per il timoroso, il controllo delle cose è un elemento di sicurezza e anche il minimo cambiamento evoca scenari faticosi, dolorosi, non prevedibili. È la paura del cambiamento, che in questo caso è rappresentato fisicamente dall’ambiente in cui viviamo, a essere predominante, impedendogli di agire. 

L’ansioso  L’ansioso affronta il decluttering con ansia e preoccupazione del momentaneo dispiacere del lasciare andare. Il pensiero lo turba e lo porta a somatizzare un’attività che invece tra i benefici ha proprio quello di alleggerire, alleviando lo stress.