Il turismo riparte, ma caro-energia e tensioni internazionali rimandano a data da destinarsi il ritorno ai livelli pre-pandemia. Nel primo trimestre di quest’anno si stimano complessivamente 12,1 milioni di arrivi turistici, e 41 milioni di pernottamenti, ancora circa 16 milioni in meno (-28%) rispetto allo stesso periodo del 2019, l’ultimo senza restrizioni.

È quanto emerge dalle stime elaborate da Assoturismo Confesercenti. Una ripartenza, dunque, sotto le attese degli operatori: nonostante la crescita rispetto ai primi tre mesi del 2021 - che però erano stati quasi azzerati da chiusure, zone rosse e restrizioni - il differenziale con i livelli pre-pandemia resta purtroppo ancora significativo. A pesare è soprattutto l’affievolirsi della ripresa degli stranieri: nei primi tre mesi dell’anno i pernottamenti di italiani si sono assestati sul -18% rispetto al pre-covid, quelli dei turisti esteri sul -38%, circa 10 milioni in meno. A mancare all’appello gli extra-europei, per il trascinamento dell’incertezza da pandemia e per l’impatto del caro-carburanti sui voli di lungo raggio; ma la crisi russo-ucraina ha fatto crollare da fine febbraio anche le prenotazioni dall’Europa dell’est. Sotto la media pure le presenze Usa, mentre resistono quelle da Francia, Germania e Spagna. L’incidenza del caro-carburante si è fatta sentire anche sul turismo domestico: a marzo il 37% degli italiani ha ridotto gli spostamenti con mezzo privato per fronteggiare gli aumenti alla pompa, che sui viaggi del fine settimana hanno un’alta incidenza: per un’automobile privata a benzina fino ad oltre il 30% in più per una tratta di 200 km (Milano-mare). Nei primi tre mesi del 2022 le località di interesse storico e artistico hanno intercettato circa il 34% del movimento complessivo, quota simile a quella della montagna. Il 10% circa ha scelto la costa, mentre il 4,3% campagna e collina. Nel confronto con il 2019, però, il bilancio è negativo per tutti i prodotti, soprattutto dove la quota straniera è di solito rilevante. Continuano le difficoltà per città d’arte (-39% di presenze sotto i livelli pre-pandemia) costa (-24%) e montagna (-21%), che ha scontato la mancanza di neve. Resistono invece meglio campagna e collina (-9%), dove il turismo italiano è predominante.