Elettronica e digitale per gli studenti, settore alimentare e chimico – farmaceutico per le studentesse: sono questi i target verso i quali puntano i lavoratori di domani. Infatti, il 20% dei giovani è attratto da lavori nel campo della tecnica, come dimostra un’indagine condotta su un campione di 2600 studenti delle scuole superiori. Il motivo di questa scelta sta nel fatto che per 4 studenti su 10 si tratta di uno sbocco naturale: di questi, il 26% lo farebbe per soddisfare una passione personale, il 15% per sfruttare l’attitudine a svolgere attività più concrete, la stessa percentuale per avere maggiori chance di trovare un lavoro in tempi rapidi, l’11% per il tipo di curriculum richiesto e il 10% per lo stipendio.

Resta però una questione, in questo senso, ed è la questione di genere, con una propensione a questi lavori soprattutto dei ragazzi. E, tra le studentesse che scartano queste tipologie di lavoro, quasi un terzo (30%) lo fa perché non li ritiene adatte alle proprie capacità. A proposito di genere, i maschi propendono in massa per l’ambito digitale elettronico (30%), le femmine sembrano nettamente più orientate per i settori chimico, farmaceutico e alimentare (21%). Sul tema è intervenuto Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net, piattaforma sempre molto attenta alle dinamiche dei giovani tra scuola e lavoro: “Dalla famiglia che non riesce a trovare un idraulico all’azienda che non trova gli operai specializzati: è esperienza comune oggi incontrare difficoltà nel reperire professionisti qualificati in alcuni mestieri tecnico-pratici. Bisogna perciò lavorare con urgenza sulla filiera dell’orientamento e soprattutto sulla pubblica opinione, colpevole di aver alimentato pregiudizi su questo tipo di professioni, al punto che in alcune regioni italiane gli iscritti al primo anno dei percorsi liceali supera il 60 o addirittura il 70% del totale, con la prospettiva successiva di un percorso accademico post diploma, che spesso non si riesce nemmeno a concludere, ingrossando così la coorte dei Neet, ovvero quei giovani che non studiano e non lavorano”.