La sostenibilità digitale è una costante delle nuove generazioni, tanto all’estero quanto in Italia. Anzi, soprattutto in Italia. I dati di ET Foundation Onlus e Fondazione per la Sostenibilità Digitale sono piuttosto chiari: l’Italia è in testa alla classifica delle nazioni in cui la sensibilità giovanile verso la sostenibilità digitale è più alta (37%). Un primato che vede il nostro Paese davanti a Spagna, Polonia, Germania e Francia. Nello specifico, la stragrande maggioranza, l’85%, dei giovani italiani pensa che la tecnologia digitale sia la conditio sine qua non per un miglioramento della società e, ancora di più, il 69% la considera fondamentale per salvaguardare l’ambiente.

Non sorprende, quindi, che il 71% dei ragazzi consideri il cambiamento climatico un problema da affrontare ora senza alcuna esitazione, ovviamente con l’apporto e il contributo della tecnologia. Un altro dato rilevante riguarda il fatto che se sostenibilità fa rima con benessere, è anche vero che esso non può prescindere dal vivere in un ambiente sicuro. A tal proposito, il 16% non considera per niente sicuro il mondo dei social, mentre il 60% valuta il cyberbullismo come una deriva di questa società iperconnessa. Numeri interessanti che Massimo Antonelli, Ceo di EY, commenta così: “Nell’analisi leggiamo tracce comuni tra i vari Paesi, a ulteriore testimonianza del fatto che partite come la sostenibilità, il digitale, le competenze e l’innovazione oggi non possono che essere giocate su scenari internazionali. Tuttavia, tra questi dati positivi ci sono segnali che devono farci riflettere e agire, e riguardano soprattutto i rischi e le questioni legate a diversità e inclusione. Tra i rischi percepiti, i giovani in Italia ritengono che il cyberbullismo sia la principale problematica derivante da una società iperconnessa e la stessa visione emerge quasi in tutti i Paesi considerati. Al secondo posto troviamo l’uniformazione delle identità a degli standard ideali e la perdita del tempo personale. Pensando alle nuove generazioni è quindi necessario investire su educazione e inclusione, partendo da un piano di educazione digitale nazionale. E anche su questo i giovani ci danno una lezione interessante: perché se da una parte si aspettano che istituzioni e aziende facciano la propria parte, dall’altra sono disposti a mettersi in gioco come non mai e a riconoscere la propria responsabilità e il proprio impatto nel costruire una società più digitalizzata e più sostenibile”.