La notizia è arrivata come un fulmine a ciel sereno: “Ho una malattia grave. Mi resta poco da vivere. Nel migliore dei casi un anno, nel peggiore, molto meno. Impossibile dirlo con esattezza, quindi è meglio non pensarci". Le dichiarazioni shock sono dell’ex allenatore Sven-Göran Eriksson, 75 anni, che ha raccontato della sua malattia (tumore al pancreas) alla radio svedese P1, notizia poi ripresa dalla Bbc e che, inevitabilmente, ha fatto subito il giro del mondo. Il grande “Svennis” (così è sempre stato chiamato in modo confidenziale nel mondo del calcio) ha collezionato più di 40 anni di carriera da allenatore e manager.

Una parabola professionale prestigiosa interrotta meno di un anno fa, quando si è dimesso dal suo ultimo ruolo di direttore sportivo nel club svedese del Karlstad, proprio a causa di problemi di salute. Eriksson è entrato di diritto nella storia del calcio inglese, essendo stato il primo commissario tecnico straniero dell'Inghilterra, nazionale che ha guidato per cinque anni, dal 2001 al 2006. Nel corso della sua carriera, ha vinto anche due campionati svedesi, una Coppa Uefa e una coppa nazionale con il Göteborg, oltre a tre scudetti portoghesi, una coppa nazionale e una supercoppa portoghese col Benfica. Proprio negli anni lusitani, venne apprezzato dal presidente Dino Viola, che nel 1984 lo portò alla Roma: “Puoi in qualche modo ingannare il tuo cervello, pensare positivo e vedere le cose nella maniera migliore, non perderti nelle avversità, perché questa ovviamente è la più grande di tutte, ma ricavarne comunque qualcosa di buono da questa esperienza” – ha sottolineato Eriksson, durante l’intervista radiofonica nella quale ha annunciato la sua malattia -. Ma è stato soprattutto in Italia che il tecnico svedese ha collezionato i successi migliori, allenando Roma, Fiorentina, Sampdoria e Lazio. Sulla panchina di quest’ultima squadra, ha vinto uno Scudetto, due Coppe Italia, una Supercoppa Europea, due Supercoppe italiane e una Coppa delle Coppe. Celebrato in tutto il mondo (soprattutto nei primi anni di panchina) per il suo gioco moderno, veloce e propositivo, per molti anni Sven Göran ha rappresentato un esempio per tanti allenatori giovani, un modello da seguire e da imitare, l’ideale prosecutore di un certo modo di fare calcio in Svezia, dopo gli anni del grande Nils Liedholm, dal quale Eriksson però si discostava in modo netto, per via del suo calcio inteso più in verticale, rispetto alla famosa “ragnatela” del Barone. Ora, tutto il mondo del football si stringe attorno al grande mister, con manifestazioni di stima e di vicinanza che, di certo, attestano in modo inequivocabile la classe e la signorilità di un grande uomo, prima ancora che di un eccellente allenatore.