Le terapie per i bambini nati prematuri stanno cambiando, grazie a “Prometeus - Preterm Brain-Oxygenation and Metabolic EU-Sensing: Feed the Brain”, un progetto coordinato dall’Università di Padova che si aggiudica quasi 4 milioni di euro del finanziamento dell’European Innovation Council (EIC). Prometeus, nato dall’idea di due giovani ricercatori, Sabrina Brigadoi, neuroscienziata del Dipartimento di Psicologia dello sviluppo e della socializzazione dell’Università di Padova e coordinatrice del progetto, e Alfonso Galderisi, neonatologo Dipartimento di Salute della Donna e del Bambino, svilupperà un nuovo approccio non invasivo per misurare e migliorare lo stato di salute del cervello nei neonati prematuri in terapia intensiva.

Con il miglioramento delle cure intensive neonatali, il numero di neonati prematuri che supera le fasi critiche post-partum è costantemente aumentato negli anni. Come conseguenza, però, è aumentato anche il numero di neonati prematuri che sviluppano deficit cognitivi, sensoriali o motori durante la loro vita. La causa principale di tali deficit è da ricercare nell’impreparazione del nascituro a gestire il controllo metabolico dei nutrienti necessari allo sviluppo del cervello. Infatti, mentre durante la gravidanza il feto dipende esclusivamente dalla madre per gli apporti nutrizionali, la nascita pretermine espone il metabolismo ancora immaturo di un neonato, che talvolta pesa anche 600 grammi, a gestire nutrienti che vengono forniti per via venosa. Il regime dietetico controllato in vena è oggi determinato da linee guida empiriche in assenza di sistemi capaci di monitorare contemporaneamente sia la salute del cervello del neonato che la quantità di elementi necessari al benessere cerebrale. Tra questi ci sono tre elementi (metaboliti) chiave: il glucosio, il lattato e i chetoni. Tutti e tre sono dipendenti dagli apporti nutrizionali e i loro livelli sono fondamentali per il benessere e la crescita del cervello del neonato.