Potremmo essere vicini a vedere la fine dei circhi per gli animali? È presto per dirlo, ma è chiaro che la questione sta diventando più attuale che mai. Lo scorso 6 gennaio, ad esempio, l’Associazione Animalisti Italiani ha fatto un presidio davanti al Circo Orfei a Roma, chiedendo a gran voce di attuare il Decreto Legislativo sulla dismissione dei circhi con animali. Così il presidente dell’associazione, Walter Caporale:

“L’utilizzo degli animali nel circo, tradizione ormai anacronistica ed anche in contrasto con le posizioni attuali dell’opinione pubblica e del mondo scientifico, altro non è che una schiavitù legalizzata. Il 13 luglio scorso è stata approvata in via definitiva, dall’Aula della Camera dei deputati, la legge sullo spettacolo che tutti noi aspettavamo. Il testo legge contiene, al suo interno, una chiara indicazione affinché gli oltre duemila animali utilizzati dalle circa duecento attività circensi del nostro Paese possano trovare una nuova vita. Ci aspettavamo uno stop immediato, anche se il nuovo quadro legislativo non può che essere percepito come un successo. Abbiamo scritto ai ministri competenti e al Presidente del Consiglio Giorgia Meloni per instaurare un dialogo, iniziando dalla calendarizzazione di un primo incontro. Risulta fondamentale istituire un tavolo istituzionale in cui siano coinvolte tutte le parti: governo, associazioni protezionistiche e animaliste, così come l’Ente Nazionale Circhi, gestori pubblici e privati di riserve e parchi eticamente compatibili, per trovare un ricovero adatto per la nuova vita degli animali del circo. Questo aspetto deve prevedere una gestione delle risorse condivisa”. Insomma, in linea di massima la cosa sarebbe anche fattibile, se non addirittura prossima all’attuazione; servirà pazientare, seguendo i tempi della politica. Ma il popolo italiano, nel frattempo, cosa ne pensa? Secondo il sondaggio “Wild animals in Eu Circuses” il 77% degli italiani sarebbe a favore del divieto all’uso degli animali nei circhi. Un numero, peraltro, maggiore rispetto alla media europea, che si attesta al 69%. Insomma, appare abbastanza evidente verso dove sia orientato il sentimento non solo popolare, ma oggettivamente anche comunitario.