Digitalizzazione in sanità? È un ‘vorrei ma non posso’ per più di un professionista sanitario su due. O meglio, è un vorrei ma ho bisogno di supporto.  È quanto emerge, in sintesi, dall’indagine “Digital Health: attitudini e competenze dei professionisti della salute verso il digitale” condotta da Consulcesi Group sul proprio database di professionisti sanitari composto da medici, infermieri, psicologi, biologi e altre figure sanitarie. E per rispondere agli attuali bisogni, e accompagnarli nel futuro della professione medica, Consulcesi lancia una innovativa soluzione digitale. Sul pezzo, dipendente, fuori dal guscio o dinosauro: sono i quattro profili dei professionisti sanitari e del loro rapporto con la digitalizzazione che emergono dall’identikit di Consulcesi.

L’indagine Consulcesi ha effettuato un questionario su un campione di 1.300 professionisti sanitari. Dal rapporto si evince che il 34% degli intervistati subisce le decisioni della struttura di cui fa parte e non ha potere decisionale nell’adozione formale di nuovi strumenti e soluzioni, è quindi aderente al profilo “Dipendente” e ha competenze digitali medie. Tuttavia, ha una buona curiosità e apertura verso il digital e la formazione professionale. La formazione per lui deve essere specifica e settoriale, con formati video brevi. Il 29% dei professionisti sanitari intervistati è definito ‘fuori dal guscio’: tende a usare strumenti tradizionali e non è al passo con i tempi. È consapevole che la digitalizzazione della sanità è ormai in atto e sente il dovere di adeguarsi, anche se non ha gli strumenti. Per questa categoria, sono essenziali corsi di formazione per supportare il processo di digitalizzazione. Insieme, i profili ‘Dipendente’ e ‘Fuori dal guscio’ compongono il 63% del panel che ha scarsa o media dimestichezza con la tecnologia, ma vorrebbe saperne di più. Solo il 26% dei professionisti sanitari sono ‘sul pezzo’: accoglie la telemedicina come un’opportunità democratizzante per venire incontro alle esigenze dei pazienti, così come le altre soluzioni da remoto per aggiornarsi come professionista. Tra questi, una percentuale minore (12%) ha skills e autonomia più alte, come ad esempio, una gestione smart dello studio medico e delle visite. Questo profilo ama servizi ad alta interattività, con formati innovativi. Il 6% infine, rientra nella categoria “dinosauro”. Si distinguono per essere particolarmente ostili alle novità e mostrano uno scarso interesse verso le soluzioni digitali. Questa sempre minore fetta di professionisti, non vede nel processo di trasformazione digitale della sanità un’opportunità e predilige la formazione tradizionale. Inoltre, i dati confermano che ben oltre la metà - circa il 61% - vuole cercare di restare al passo con i tempi, integrando servizi e soluzioni digitali a quelli analogici e tradizionali. A questi, si aggiunge un 35% di medici e APS che dichiara di sentirsi a proprio agio con la tecnologia e che spesso viene consultato da colleghi per aiuto. Complessivamente, i medici si confermano inoltre una categoria desiderosa di sapere e appassionata: il 60% si informa su temi lavorativi e novità per passione e curiosità mentre una minoranza (16%) lo fa solo quando ha una necessità specifica o per raggiungere gli ECM. Pochissimi, infine, tendono a non andare oltre il proprio ambito professionale, solo il 7%.