Grazie a un’occupazione in ripresa seppur distante dai livelli europei, continua a migliorare il rapporto attivi/pensionati, fondamentale indicatore di tenuta della previdenza italiana: nel 2022 il valore si attesta a quota 1,4443. La “soglia della semi-sicurezza” dell’1,5 è ancora lontana ma, nel complesso, il sistema regge e continuerà a farlo, a patto di saper compiere - in un Paese che invecchia - scelte oculate su politiche attive per il lavoro, anticipi ed età di pensionamento.

E’ quanto emerge dall’undicesimo rapporto “Il Bilancio del Sistema previdenziale italiano. Andamenti finanziari e demografici delle pensioni e dell’assistenza per l’anno 2022”, redatto dal Centro studi e ricerche itinerari previdenziali, presentato alla Camera. Dal rapporto emergono alcuni indicatori utili a valutare la sostenibilità della previdenza pubblica italiana: aumenta, ancora una volta, il numero di pensionati, che salgono dai 16,099 del 2021 ai 16,131 milioni del 2022 (+32.666 unità); dopo la forte crisi causata da COVID-19, prosegue la netta risalita del tasso di occupazione italiano, che nell’anno di indagine arriva alla percentuale record del 60,1%, pur restando tra i più bassi d’Europa; risale fino a quota 1,4443, il rapporto occupati e pensionati, in miglioramento ma ancora distante dai valori pre-pandemici (1,4578). “Sono numeri che fanno riflettere – sottolineano in una nota del 16 gennaio i curatori del rapporto -  descrivendo un sistema in equilibrio ma la cui stabilità nei prossimi anni dipenderà, da una parte, dalla capacità di porre un limite alle troppe eccezioni alla riforma Monti-Fornero e all’eccessiva commistione tra previdenza e assistenza cui si è assistito negli ultimi anni; e, dall’altra, da quella di affrontare adeguatamente la transizione demografica in atto e, in particolare, l’invecchiamento della forza lavoro”. Concetto su cui insiste il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, intervenuto alla presentazione: “Occorrono – afferma la terza carica dello Stato - politiche lungimiranti in grado di bilanciare le esigenze di equità generazionale e la sostenibilità finanziaria. Per questo motivo ritengo particolarmente utili le previsioni fornite dal Rapporto sugli scenari in cui si dovranno concentrare le politiche assistenziali e previdenziali per affrontare le sfide che ci attendono. Tra questi scenari si inserisce anche il calo demografico. Il progressivo crollo delle nascite è infatti un problema sempre più grave per le inevitabili conseguenze sul piano sociale ed economico. Anch’esso merita un’ampia riflessione per approfondirne le ragioni e individuare i possibili rimedi".  Intanto, le opposizioni attaccano il governo sulle scelte per le pensioni: “Sulle pensioni dal governo arrivano delle dichiarazioni strane: dopo aver promesso per anni che avrebbero superato la riforma Fornero, ora dicono che ci vorrebbero troppi soldi, il che è anche vero. Ma in realtà quello che hanno fatto in legge di bilancio è tornare indietro su tutte le forme di uscita anticipata che erano state via via introdotte per situazioni particolari: il governo ‘bastona’ Opzione Donna, tanto che saranno solo 250 le donne che potranno accedervi. Bastona l’uscita con quota 103 e anche i lavoratori gravosi, quelli di Ape sociale, che pure avrebbero ragioni particolari per poter andare in pensione prima. Tutto il contrario di quanto promesso”. Così Maria Cecilia Guerra, deputata e responsabile Lavoro Pd.  Sulla stessa linea Chiara Appendino, deputata e vicepresidente M5S: “Siamo di fronte – aggiunge - a un governo che trova un miliardo e mezzo nella manovra per le armi, che decide di rinunciare a 2 miliardi di euro degli extraprofitti delle banche, che trova i soldi per la Serie A come abbiamo visto l’anno scorso: il tema non è la coperta corta, ma che il governo vuole aiutare i forti e se le prende con i deboli. E qui – conclude la parlamentare pentastellata - purtroppo a pagare il prezzo sono e saranno i pensionati”.