Nel 2022, in Italia, la quota di persone sedentarie, che dichiarano cioè di non svolgere né sport né attività fisica nel tempo libero, è pari a più di un terzo della popolazione. Potremmo dire che siamo un popolo di “sportivi da salotto”. Una fotografia impietosa che riguarda maggiormente il sud e le isole, dove paradossalmente le condizioni climatiche dovrebbero consentire una maggiore attività motoria all’aperto. Il forte gradiente Nord–Sud con i tassi più bassi registrati nelle province autonome di Trento (16,2 per cento) e Bolzano (16,9 per cento) e i più alti in Calabria (59,3 per cento) e Sicilia (59,3 per cento), mostra un’Italia spaccata in diverse realtà geografiche. Analogamente, in altre regioni meridionali più della metà della popolazione non pratica sport né attività fisica: Campania (55,1 per cento), Puglia (54,8 per cento) e Basilicata (53,7 per cento). I

noltre in Sicilia, Calabria e Puglia la graduale diminuzione della sedentarietà osservata nell’arco di 20 anni è stata annullata dall’incremento osservato nel 2022. I dati Istat confermano le ben note disuguaglianze sociali, con differenze marcate rispetto al titolo di studio a tutte le età ed in particolare tra le persone adulte di 25-44 anni: nel 2022 la quota di persone con basso titolo di studio che non pratica sport o attività fisica è oltre il doppio rispetto a quella di chi ha un titolo di studio più elevato (49,7 per cento vs 17,9 per cento). Inoltre nell’arco temporale di venti anni (2001- 2021) la sedentarietà è diminuita in misura maggiore tra le persone con titolo di studio alto accentuando le diseguaglianze sociali. Sono i dati presenti nel report “Gli Italiani e lo Sport”, realizzato dall’Osservatorio permanente sullo sport, spin-off di Fondazione SportCity, in collaborazione con Istat, IBDO Foundation e Istituto Piepoli presentato a Roma.